LETTURE & PSICHE: La funzione riparatrice delle tecniche immaginative in psicologia

“Qualsiasi cosa si faccia quando si è nel passato, non si può cambiare il presente”, si legge in ‘Finchè il caffè è caldo’… allora perché tornarci? Questa domanda pone l’accento sul personale rapporto di ognuno di noi con la propria storia: c’è chi si trova catapultato, suo malgrado, indietro; chi rivisita gli eventi salienti della propria storia in modo continuo; chi torna nei luoghi della sua memoria per trovare emozioni che non riesce più a provare nel presente.

Le esperienze vissute, a seconda della loro valenza, possono intrudere nel presente portandoci a riproporre gli stessi antichi schemi comportamentali, relazionali ed emotivi disfunzionali, procurando malessere e sofferenza. Moltissimi approcci psicoterapici, dunque hanno sviluppato diverse tecniche per “riparare il passato”, usando come potente scenario l’immagine, l’immaginazione, la narrazione, i dialoghi interni immaginativi e molti altri strumenti, tutti volti ad elaborare il vissuto del passato usando una lente diversa da quella fin ora utilizzata. In abito psicologico una grande chiave curativa dell’imagery è quella di agire e modificare l’immagine di noi stessi vissuta nel passato e portare questo prezioso insegnamento emotivo con noi nel presente. I motivi per rivivere e risanare il passato sono molti, come descritto nel best seller di Kawaguchi, l’obiettivo invece è uno solo: ridurre, anzi eliminare il disagio per migliorare il proprio benessere psicologico.